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L'amicizia e la boxe secondo Valeria Imbrogno, pugile e psicologa


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Nel famoso romanzo “Il Piccolo Principe” di Saint-Exupéry, il protagonista incontra sulla terra una volpe, che gli spiega cosa significa il termine "addomesticare"; gli fa comprendere il valore profondo e il legame solido che può instaurarsi tra due persone, quel senso di protezione reciproco che riesce, a volte, persino a spazzar via la tristezza.

La metafora dell’autore evidenzia l’importanza, per ognuno, di avere un amico a cui poter confidare i propri segreti, su cui poter contare in caso di difficoltà, a cui chiedere aiuto in caso di pericolo, ma anche con cui condividere le gioie e i momenti più belli.
Vorrei riuscire a parlarvi, in effetti, di quel profondo sentimento che inevitabilmente nasce attorno alla pratica del pugilato: l’affetto o amicizia che nasce verso i propri compagni di palestra e stranamente, a volte, anche verso il proprio avversario.

Descrivere l’amicizia che nasce  in questo contesto è parecchio complicato in realtà: per Cicerone la vera amicizia è  un sentimento del tutto disinteressato, un rapporto insostituibile che, dopo la sapienza, rappresenta il massimo bene cui l'uomo possa aspirare.

Il pugilato ha fascino proprio perchè è molto simile all’amicizia: sincero, vibrante, va vissuto con coraggio, umiltà e deve partire dal cuore. Sappiamo tutti che questo sport richiede soprattutto una notevole forza di sopportazione e carattere per poter affrontare gli sforzi durante l'allenamento e, il quasi inevitabile, dolore fisico durante gli incontri. I fattori emotivi influenzano la stessa  tecnica motoria ed è indispensabile tenerne conto nel quadro della prestazione fisica. Logico che la vita privata del boxeur conta più che in ogni altro sport e che influisce sulle motivazioni con cui si sale sul ring.
Il quadrato e la palestra dove ci si allena sono una scuola di vita, dove s’impara a convivere con gli altri, a rispettare le regole, a prepararsi con determinazione per un preciso obiettivo, che non sempre si raggiunge, ad assaporare il gusto amaro della sconfitta e le gioie del successo, insomma una palestra di vita in cui si forgia il carattere, imparando a gestire situazioni difficili e a controllare le proprie pulsioni accanto a persone che sono lì esattamente come te.

Tra compagni di allenamento si stabiliscono vincoli destinati a durare nel tempo poichè affinità di interessi  consentono di apprezzare la presenza degli altri mentre si suda, ci si impegna e ci si diverte nel praticare uno sport che appassiona tanto.

Capita spesso che  l'amicizia stessa aiuti il pugile a sopportare meglio il dolore e la fatica perchè condivisi quotidianamente: è una sorta di viaggio, seduti uno accanto all’altro, verso la medesima meta. Se il quadrato è la metafora di ogni nostro comportamento di vita, l’amicizia in questo contesto è un pezzo di strada percorso insieme verso la propria identità, verso la scoperta di ciò che, per ciascuno, è la cosa più importante
Nell'incontro con l'altro scopriamo di essere insieme contro un nemico (il dolore fisico dei pugni, la fatica quotidiana dell’allenamento, le paure, la stanchezza).

L’altro possiamo sentirlo anche se non esiste una piena coincidenza di vedute, anche se si è diversi come formazione mentale; anzi, questa diversità è preziosa proprio perchè ci offre una nuova prospettiva e ci insegna qualcosa di nuovo, mai vissuto prima,  che ci può arricchire sia come sportivo che come persona umana.

Il sentimento di amicizia (il piu’ delle volte sentito come rispetto)  si estende però anche agli avversari e non solo ai propri compagni di palestra: come già ho detto altre volte il pugile che sale sul quadrato con noi non è solo un avversario da battere, ma è anche e soprattutto una persona che ci offre degli stimoli, che ci impegna a gestire al meglio le nostre forze ed abilità, che ci sprona a dare il massimo e ci permette di conoscere noi stessi ancora meglio. Come per il pugilato cosi’ per l’amicizia l'incontro è  un momento di felicità (dovrebbe esserlo), di grande intensità vitale.

E' un momento in cui noi comprendiamo qualcosa di noi stessi e del mondo: nell'incontro sentiamo che l'altra persona ci aiuta ad andare nella giusta direzione e costringe l'atleta a dare il meglio di sé e a raggiungere traguardi di prestazione che vanno spesso oltre i limiti espressi in allenamento.
La verità è che l'amicizia va oltre il momento agonistico: condividendo dei valori cosi’ simili e profondi  sul quadrato, dopo sacrifici e dolori, l’amicizia e il rispetto dell’avversario restano per sempre.

Chi pratica questo sport sà bene che sono i sorrisi condivisi a renderlo bello; le lacrime e gli abbracci a renderlo più forte; i litigi e i rimproveri a renderlo più vero. In una società in cui è facile perdersi di vista, condividere uno sport così pieno di sensazioni forti,  permette di  preservare i rapporti umani e affettivi con coloro ai quali teniamo nella vita.

Ed è questo uno dei piu’ grossi insegnamenti che questo sport mi ha regalato.

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