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Le tre vite di Ryan Burnett, il campione a cui Belfast ha dedicato un murale

 

Ryan aveva il telefono attaccato all’orecchio, ma le parole che arrivavano dall’altro capo del filo sembravano venire da un’altra dimensione. Il suono era confuso, ovattato.

La realtà era che lui quella frase che non voleva proprio sentirla.

Le gambe erano diventate molli mentre un freddo glaciale l’aveva assalito senza pietà.

“Mi dispiace. La TAC ha evidenziato un problema al cervello. Non può più praticare la boxe”.

Il neurologo ripeteva per la seconda volta quella che aveva tutta l’aria di essere una sentenza senza appello.

Era il 2011, Ryan aveva diciannove anni e stava per diventare professionista con il club di Ricky Hatton.

Paradossalmente era stata l’ultima parte della telefonata (non può più praticare la boxe) a mandarlo nel panico. Qualsiasi altra persona sarebbe rimasta sconvolta dell’inizio del discorso (la TAC ha evidenziato un problema al cervello), ma un pugile spesso vede le cose allo specchio. Al contrario del resto dell’umanità. Non a caso se c’è un pericolo sul ring lui ci va incontro, cercando di eliminarlo ma sicuramente non fuggendo mai.

Ryan Burnett era pallido, stanco, deluso, avvilito.

Aveva quattro anni quando gli avevano scattato la prima foto con un paio di guantoni sulle mani. Ne aveva nove al debutto in palestra, undici al match d’esordio.

A 15 aveva cambiato palestra. Dal quella del St Patrick College si era trasferito alla Holy Family Boxing Club di Gerry Storey. Un posto dove non guardavano le differenze, non c’era diverso trattamento per i ragazzi, qualsiasi credo politico o religioso professassero.

Il percorso dilettanstico l’aveva chiuso con un onorevole record di 94-0 e una medaglia d’argento ai Mondiali Youth.

Adesso era arrivato il momento di fare il grande passo.

Ma era arrivata la telefonata di quel neurologo.

“Mi dispiace. La TAC ha evidenziato un problema al cervello. Non può più praticare la boxe”.

Ryan e Brian Burnett, figlio e padre, non si erano arresi. Nella battaglia li aveva aiutati Ricky Hatton. Visite specialistiche, cure, nuovi esami. Ancora visite, cure e esami. Un anno di tormento, ma alla fine era arrivata un’altra telefonata. Stavolta Ryan l’aveva capita al primo colpo.

“Lei è idoneo. Può tornare sul ring, corre gli stessi pericoli che corre qualsiasi persona che decida di fare del pugilato la sua professione”.

Esordio nel maggio del 2013, a ventuno anni.

Quattro match, tre vittorie per ko e uno ai punti.

Tutto sembrava filare liscio.

I Burnett erano una famiglia unita. Tre fratelli, un papà che seguiva la carriera di quello mediano, l’unico che avesse scelto la boxe. Una mamma occupata a tenere a bada gli uomini di casa. L’Irlanda del Nord nel sangue, Belfast nel cuore.

Il pugilato era entrato d’impeto nella vita di Ryan.

Da piccolino vedeva il papà impegnato nella boxe di strada, quando aveva comincitato a crescere si era unito alle risse. Picchiava e le prendeva, a scuola o in strada non faceva differenza. Era quasi sempre il più piccolino, ma difficilmente si faceva intimidire.

Nel 2014 un cambio brusco aveva sconvolto la sua esistenza.

Per motivi che non ha mai voluto rivelare, l’accordo con Ricky Hatton si era rotto. Doveva trovare un altro allenatore, un nuovo promoter. E soprattutto lui e il papà dovevano trovarsi una nuova casa. Soldi in tasca ne avevano pochi, non bastavano di certo per pagare l’affitto.

Per sei settimane i Burnett erano diventati dei senzatetto, avevano dormito all’interno di una jeep che gli era stata data in prestito dallo stesso Hatton.

Ma, si sa, gli irlandesi hanno la testa dura. Non si arrendono mai. E così i Burnett hanno continuato a lottare. Hanno trovato un nuovo coach, Adam Booth che Ryan chiama La Bibbia per la sua onniscenza pugilistica, hanno aperto la caccia a un promoter che volesse investire sul ragazzo.

Match del nuovo esordio il 22 novembre 2014.

Il viaggio era appena ricominciato.

Poco meno di tre anni dopo arriva l’occasione mondiale. Proprio a Belfast, proprio davanti ai suoi amici. L’altro si chiama Lee Haskins. Burnett lo domina per dodici round, lo mette al tappeto nella sesta e nell’undicesima ripresa. Al momento del verdetto saltella felice sul ring, poi sente la voce del ring announcer e un brivido freddo gli attraversa la schiena.

Split decision: 119-107, 119-107, 108-118.

Ero davanti alla tv e mi stavo chiedendo chi fosse quel folle che aveva partorito un verdetto che sembrava il frutto della mente di un alieno.

Quel tizio si chiama Clark Sammartino.

Cosa fosse accaduto l’ha spiegato il promoter Eddie Hearn.

“Il giudice ha confuso i due pugili, assegnando all’uno il punteggio dell’altro”.

Come è possibile?

“Per due volte ha chiesto a un fotografo a bordo ring chi fosse Haskins”.

Il fotografo gli ha dato l’indicazione sbagliata?

“No, ha risposto correttamente. Gli ha detto: Haskins è quello nell’angolo rosso”.

E allora perché Sammartino si è confuso?

“Perché ha capito: Haskins è quello con i pantaloncini rossi”.

Piccola postilla. Haskins e Burnett avevano i loro nomi scritti a caratteri cubitali sui pantaloncini.

Clark Sammartino ha stilato il cartellino lo scorso 10 giugno.

Sabato 28 ottobre entrerà nella Hall of Fame del Connecticut.

Torniamo al giovane Ryan, un ragazzo di 25 anni che ama i vecchi film, ascolta Frank Sinatra e ha visto almeno cinque volte “Il miglio verde”.

Vinto in titolo Ibf dei gallo, sabato a Belfast si batterà per l’unificazione contro il kazako Zhanat Zhakliyanov, super campione per la Wba che all'angolo avrà proprio Ricky Hatton.

Burnett torna a casa.

“Figliolo qui hanno dipinto un enorme murale con la tua figura”.

La mamma, orgogliosa e felice, gli ha telefonato per dargli la bella notizia.

E lui si è commosso.

L’Irlanda del Nord nel sangue, Belfast nel cuore.

Sempre.

Diretta televisiva su FoxSports Plus

Il titolo Ibf, Wba dei gallo tra Ryan Burnett (17-0, 9 ko) e Zhanat Zhakliyanov (27-1-0, 19 ko) sarà trasmesso in diretta da FoxSports Plus, canale 205 del bouquet di Sky a conclusione della partita di Champions League di volley femminile (il collegamento avrà inizio tra le 22:00 e le 22:30). Repliche domenica alle 10:30 su FoxSports (canale 204) e alle 17:30 su FoxSports Plus (205). Telecronista Mario Giambuzzi, commento tecnico Alessandro Duran.

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