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Se ne è andato Valter Cevoli, pugile gentile e coraggioso

Valter era un ragazzo educato. Bastava guardarlo in faccia per capire che potevi fidarti di lui. Riusciva addirittura ad arrossire per un complimento.

Non cercate il nome di Valter Cevoli tra gli italiani campioni del mondo, per essere un campione non bisogna necessariamente conquistare quel titolo.

Non viaggiava su livelli di eccellenza assoluta, ma era bravo. Un mediomassimo che sapeva tirare di boxe. Elio Ghelfi era stato il maestro che l’aveva messo su giorno dopo giorno, arrivando a realizzare un piccolo capolavoro.

Non dovevate farvi ingannare da quel viso gentile e dai modi da figliolo a modino. Se c’era da tirare fuori il carattere lui sapeva farlo.

Il 15 aprile dell’83 è la data, credo, più importante della sua carriera. È andato a Mugnano, in casa del rivale, a prendersi il titolo italiano della categoria. Ha sconfitto ai punti Gennaro Mauriello, uno che fino a quel momento non aveva mai perso, idolo di un pubblico che ha (come era normale che fosse) tifato per lui sino alla fine. Poi ha applaudito Valter, il vincitore.

E lui ha sorriso. Niente follie, niente dichiarazioni sopra le righe.

Valter Cevoli era fatto in questo modo. Godeva in silenzio, quasi temesse di disturbare. Io lo ricordo così.

Elio Ghelfi descrive il loro primo incontro nel suo libro “Con i miei sogni all’angolo del ring”: “Uno degli Zavattini, il “Nano” (un vero mago della preparazione dei trottatori, aveva allevato fior di campioni), un pomeriggio venne in palestra. Accompagnava un ragazzo alto e decisamente grasso. Mi chiamò in disparte, mi parlò all’orecchio come se volesse dirmi chissà quale segreto: Questo ragazzo è un purosangue. È un vero campione. Con questo Elio, andiamo lontano”.

Al ragazzo piaceva lavorare, si impegnava, dimagriva. Ma era ancora grezzo nei movimenti e il maestro cominciava a dubitare. La testa però era quella giusta. Si applicava e imparava alla svelta.

Ben presto Ghelfi capì che il tutto il tempo passato in palestra con lui era stato ben speso…

Non avrei mai pensato che potesse diventare un pugile tecnicamente tanto bravo. Invece Valter imparò quel pugilato del quale ero e sono ancora innamorato. Un pugilato fatto di tecnica, mobilità e gioco di gambe” (ancora dal libro autobiografico del maestro riminese).

Campione italiano delle Forze Armate, bronzo ai Mondiali Militari, campione italiano agli Assoluti dilettanti di Fano, nazionale.
Poi il passaggio al professionismo con il grande Umberto Branchini che aveva un debole per i suoi modi gentili, l’educazione. Ma anche per le qualità del pugile: sempre in linea, sempre col tempo giusto, rapido. Non aveva grande potenza, una pecca che ne ha limitato i successi ai confini nazionali, ma l’arte della boxe la conosceva più che bene.

Ha esordito nel marzo del 1980. È rimasto sul ring fino al maggio dell’85 chiudendo con un record di 29-3-1, due sconfitte con Mauriello e una con Bonny McKenzie agli inizi. Vittorie ancora su Mauriello, Lazzari, Freo e Peralta.

Ieri pomeriggio ho aperto Facebook e ho appreso della sua morte da un post dell’amico Gualtiero Becchetti.

“Oh, no!”, mi è uscito di getto.

Quando mia moglie ha chiesto cosa fosse successo, le ho detto: “È morta una brava persona”.

L’avevo conosciuto bene negli anni in cui era in attività, l’avevo rivisto raramente. Non l’incontravo da tanti anni. Eppure quando ho letto la notizia, quando ho rivisto le sue foto ho capito che quell’esclamazione mi era uscita direttamente dal cuore.

Ha fatto parte degli anni della mia maturità professionale, ero un giornalista curioso di capire che cosa fosse davvero la boxe.

Andavo spesso a Rimini, mi ci portavano Loris e Maurizio Stecca, ma anche Pira, Cevoli e Righetti. Andavo volentieri in Romagna dove avevo conosciuto un signore con cui era nata un’amicizia.

Elio Ghelfi era diventato la mia guida nel pugilato, la palestra della Libertas Rimini sotto lo stadio di calcio era l’università dove studiare.

Vogliamo essere forti come lo sei sempre stato tu papà, ti porteremo nel cuore con orgoglio per il grande uomo che sei stato e per ciò che ci hai insegnato“, così il figlio Andrea ha dato il triste annuncio sul suo diario Facebook.

Cevoli aveva 59 anni e faceva parte dei ragazzi dell’Ottanta, quelli magici per il nostro pugilato.
Se ne è andato per sempre in un pomeriggio di metà ottobre e io sono qui avvolto in una grande tristezza.

Riposa in pace Valter.

https://dartortorromeo.com/

 

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