Colpo di scena ai vertici del pugilato francese dove sono state annunciate le dimissioni di Robin Dolpierre, presidente della Lega nazionale di boxe professionistica francese ed ex arbitro del World Boxing Council,.
Sean Nam segnala una situazione davvero bizzarra che ,con ogni probabilità, in molti altri Paesi d'Europa non si sarebbe conclusa con un gesto così clamoroso .
Dopo la sconfitta subita dall'oro olimpico Tony Yoka con un verdetto non unanime contro il belga Ryad Merhy nei dieci round disputati sabato scorso al Stadio Roland Garros di Parigi, Dolpierre, ritenendo il punteggio dei giudici "non patriottico" ha scatenato tutta la sua rabbia verbale. Ha infatti dichiarato, al quotifdiano L'Equipe, che i giudici francesi al termine di Yoka-Merhy avrebbero dovuto 'aiutare' il pugile di casa almeno con un pareggio, con queste parole:
"Avremmo potuto almeno ottenere un pareggio. So che Yoka non ha fatto molto e ha lavorato con colpi isolati. Ma in Francia, valeva almeno un pareggio. Quanti francesi ho visto essere derubati all'estero e un pari non avrebbe disturbato nessuno! Ma noi non siamo in grado di aiutare un nostro pugile. Abbiamo paura del pubblico. Abbiamo fatto più male alla boxe che se gli fosse stata data la vittoria".
Merhy non è un collaudatore qualsiasi ma un pugile di valore che negli ultimi dieci match ha perso solo due volte contro elementi di rango come Arsen Goulamirian e Kevin Lerena quindi la sua performance a nostro parere doveva essere tutelata in nome di quella etica sportiva che gran parte degli arbitri, per fortuna, ancora professa e che continua a cementare la credibilità del pugilato. Non scriviamo altro.
Le dimissioni di Dolpierre sono state accettate da Dominique Nato, presidente della Federation Francaise de Boxe (FFBOXE), l'organismo che regola la boxe dilettantistica e professionistica in Francia.
Ecco il testo dell'intervista rilasciata da Dolpierrre all Equipe:
"C'est Dupas qui a raison, affirme Dolpierre. Yoka avait besoin d'être aidé, mais on lui a enfoncé la tête sous l'eau. Comment peut-il maintenant revenir, après trois défaites ? En Angleterre, sur un combat pareil, le boxeur local aurait eu la victoire. Quand j'ai vu Yoka presque les larmes aux yeux, après l'annonce du résultat, ça m'a fait mal au coeur. On aurait pu au moins lui donner le nul. Bien sûr, il était battu de peu. Je sais qu'il n'a pas fait grand-chose, qu'il a travaillé sur un coup. Mais en France, ça vaut un nul. D'ailleurs, quand le speaker donne le résultat, Merhy lui-même est surpris d'avoir la victoire. Combien de Français j'ai vu se faire voler à l'étranger, et ça ne gêne personne. Mais nous, on n'est pas capable d'aider un boxeur. On a peur du public, de tout. On a fait plus de mal à la boxe que si on lui avait donné la victoire. J'assume ce que je dis. Vous croyez que si le promoteur de Yoka avait été Michel Acariès - NDLR : puissant promoteur français des années des années 1980 à 2010 - et non pas Jérôme Abiteboul, deux juges auraient donné la victoire à Merhy ? »