di Dario Torromeo
Segui i soldi.
È un buon suggerimento per trovare l’assassino, ma anche per capire perché alcune cose accadano.
Prendiamo Anthony Joshua vs Francis Ngannou (8 marzo a Riyadh, Arabia Saudita, sulle dieci riprese). A darmi una mano sono arrivati due media di economia che si occupano anche di sport: Forbes e Sports Business Journal. Hanno riportato le borse dei due protagonisti di marzo.
A inizio 2023 Francis Ngannou ha rifiutato un contratto da 8 milioni di dollari per tre match con l’UFC. Il 28 ottobre è salito sul ring, ha fatto dieci round con un imbolsito Tyson Fury, lo ha fatto contare nella terza ripresa e si è portato a casa 10 milioni di dollari. La cifra è stata confermata da Marquel Martin. L’agente ha aggiunto che Ngannou guadagnerà molto di più contro AJ: venti milioni garantiti, più la percentuale della vendita dell’evento in pay per view. E qui il camerunense corre un rischio. Il suo combattimento contro Fury, messo in vendita a 79.99$, è stato comprato solo da 68.000 utenti. Una cifra avvilente.
Restando al 2023 il mondiale Crawford vs Spence jr è stato visto in PPV da 650.000 utenti con un obolo per collegamento di 84.99$. Per carità, lo spessore tecnico era clamorosamente diverso (è come paragonare Ali vs Frazier a Hrgovic vs De Mori), ma Crawford notoriamente non è un beniamino degli utenti a pagamento e il costo era decisamente elevato. Tanto per avere un altro riferimento assoluto, ricordo che Mayweather vs Pacquiato ha segnato 4,6 milioni di utenti.
Sembra che Joshua possa avere un minimo garantito di 40 milioni di dollari (Fury ha dichiarato di averne presi 50) più la percentuale su pay per view e sponsor.
Si trova nei numeri la risposta alla domanda sul perché questa sfida sia stata messa in piedi.
E poi c’è l’Arabia Saudita.
Il Fondo di Investimenti Pubblico Saudita ha comunicato di avere investito lo scorso anno 31,5 miliardi di dollari. Centinaia di milioni sono andati al’allestimento di eventi sportivi: calcio golf, MMA, WWE, boxe e motori.
Quanto durerà? Non è rischioso, per una prospettiva a lungo termine, avere un unico riferimento, peraltro non direttamente legato al pugilato?
Al momento l’Arabia Saudita non ha solo sostituito Las Vegas come centro mondiale del pugilato (in tempi recenti ha organizzato il mondiale massimi Ruiz vs Joshua 2, Fury vs Ngannou, il mega evento del 23 dicembre, Fury vs Usyk del 17 febbraio e Joshua vs Ngannou dell’8 marzo…), ma è diventata anche la principale fonte di reddito per questo sport.
Gli incassi non garantiscono il livello delle borse dei pugili migliori, le televisioni latitano (lo scorso anno, dopo 37 stagioni di trasmissioni, anche Showtime ha chiuso il video alla boxe. Qualche anno prima lo aveva fatto la HBO, a conclusione di 45 stagioni di dirette). Il livello dei pesi massimi è imbarazzante.
Mancano soldi e personaggi, diminuiscono le televisioni interessate. Come tenere in piedi il baraccone?
È rimasta solo la PPV. Non mi sembra che possa offrire garanzie a lungo termine.