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Leggiamo il dossier della commissione Cio che ha messo ko l’Aiba

Conflitti di interesse, arbitri/giudici, finanze allegre. Colpe, colpevoli e complici. Le tappe della triste vicenda...

servizi di Dario Torromeo

Trenta pagine, firmate da Nenad Lalovic, Richard Carrion ed Emma Terho.
È il rapporto che la Commissione di Inchiesta ha consegnato al Comitato Esecutivo del CIO suggerendo la sospensione dell’AIBA.

Dentro ci sono vari capi d’accusa: dal conflitto di interesse, alla situazione finanziaria debitoria, all’insufficiente gestione del settore arbitri/giudici e altro ancora.

C’è anche un articolo che denuncia l’assenza di processi di governance chiari. È preso ad esempio l’atteggiamento nei confronti di uno dei candidati al Comitato Esecutivo dell’AIBA. Quel caso dimostrerebbe, a detta del CIO, il basso livello dei processi di governance all’interno dell’AIBA.
In una lettera inviata al comitato esecutivo dell’AIBA il 20 settembre 2018, Franco Falcinelli, vicepresidente ed ex presidente ad interim, annunciava il suo sostegno alla candidatura di Serik Konakbayev, unico oppositore dell’allora presidente ad interim, Gafur Rakhimov.
Tra il 28 e il 30 settembre 2018, il Comitato Esecutivo dell’AIBA sospendeva provvisoriamente Falcinelli dalla sua posizione di vicepresidente dell’AIBA, per avere impropriamente condiviso una lettera confidenziale inviata dal Chief Ethics and Compliance Officer del CIO al Presidente dell’AIBA. Contemporaneamente, il comitato elettorale dell’AIBA permetteva a Falcinelli di candidarsi per la sua rielezione come vicepresidente, pur rimanendo sospeso dal Comitato Esecutivo dell’AIBA.
Queste decisioni contraddittorie dimostrano, dice il CIO, una divergenza di percezione del significato di integrità e illustrano insufficienti processi di governance all’interno dell’AIBA.

La questione arbitri e giudici è ampiamente trattata nelle trenta pagine del rapporto. Le Olimpiadi prese in considerazione sono quattro: Atene 2004, Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016.

C’è anche un’importante sottolineatura per quel che riguarda i Giochi olimpici giovanili di Buenos Aires 2018.
A causa delle preoccupazioni in corso, il CIO aveva richiesto una supervisione indipendente di arbitri/giudici e aveva nominato la Pricewaterhouse Coopers per recensire il loro operato e i processi di valutazione. Per capire se i relativi statuti e regolamenti fossero rispettati durante il torneo.
Il nuovo sistema arbitrale e di valutazione in vigore comprendeva lo sviluppo di un metodo di sorteggio computerizzato per le designazioni. Nonostante il sistema fosse automatizzato, un incidente, avvenuto quando Swiss Timing aveva già ricevuto le impostazioni delle opzioni aggiuntive per il sistema di designazione, causava il fallimento del sistema di sorteggio automatico e forzava il Commissario a selezionare manualmente arbitri e giudici. Tutto ciò rendeva il processo nuovamente vulnerabile.
Come conclusione generale per quanto riguarda arbitri/giudici, il comitato di inchiesta del CIO ha rilevato che l’AIBA ha ricevuto accuse coerenti con l’esperienza relativa ai sorteggi, alle decisioni arbitrali e ai giudizi che hanno causato da tempo una preoccupazione costante per gli atleti.

C’è stata una spiccata incapacità nel rinnovo del team di gestione dell’AIBA, in particolare per quanto riguarda l’influenza sull’arbitro e sulle valutazioni dei giudici.
Visti i problemi ricorrenti negli anni passati, il Comitato Esecutivo del CIO aveva richiesto, a dicembre 2017, che l’AIBA rinnovasse le sue posizioni a livello dirigenziale.
Il Comitato di Inchiesta nota nel suo rapporto che fino ad ora ciò non è avvenuto.
Ho Kim, ex direttore esecutivo durante i Giochi olimpici di Pechino 2008 e Londra 2012, continua a fornire informazioni periodiche al CIO in merito alla gestione dell’AIBA. L’opacità del rapporto tra l’AIBA e l’ex direttore esecutivo sembra essere confermata dall’AIBA stessa con le note spese del 2018, che comprendono i pagamenti delle commissioni di consulenza a Ho Kim.
Karim Bouzidi, ex direttore esecutivo durante i Giochi Olimpici di Rio 2016, era presente in vari eventi AIBA nel 2018, in particolare durante il Congresso AIBA a Mosca nel mese di novembre. È stato anche fotografato mentre discuteva con l’attuale direttore esecutivo durante i Campionati mondiali femminili a Nuova Delhi.
Il comitato investigativo speciale dell'AIBA ha concluso che “la manipolazione del sorteggio degli arbitri e dei giudici durante i Giochi Olimpici di Rio 2016 sia stata il risultato degli interventi di diversi attori sotto la responsabilità principale di Karim Bouzidi".
Uno di questi attori, scrive il CIO, è il presidente della Commissione di sorteggio, Mohamad Moustahsane, che è stato anche presidente della Commissione di sorteggio durante i Giochi Olimpici della Gioventù di Buenos Aires 2018. Attualmente è presidente ad interim dell’AIBA dopo che Gafur Rahimov si è fatto da parte.

Nonostante le controversie relative all’arbitraggio e ai giudici riportati nel corso degli anni, sia l’ex che l’attuale presidente della Commissione arbitrale e giudicante dell’AIBA svolgono ancora ruoli critici nella gestione AIBA.
Terry Smith, che è stato presidente della Commissione arbitrale arbitrale e giudicante dell’AIBA tra il 2006 e il 2014, è attualmente membro del Comitato Esecutivo dell’AIBA e Presidente del neo-creato Unità di conformità.
Osvaldo Bisbal, che era presidente della commissione arbitrale e giudicante dell’AIBA tra il 2015 e il 2018, compreso il controverso torneo dei Giochi Olimpici di Rio 2016, è stato recentemente confermato a guidare la Commissione arbitrale e giudicante per un altro mandato.
Mohamad Moustahsane, già presidente della Commissione di sorteggio durante i Giochi olimpici di Rio 2016, è ora Presidente ad interim.
Il Comitato di Inchiesta passa poi ad analizzare i l
ivelli di indebitamento dell’AIBA.
Mettendo da parte le entrate delle competizioni e tenendo conto del livello di liquidità bancaria al 31 dicembre 2018, l’AIBA potrebbe incontrare difficoltà significative nella copertura del suo fabbisogno di cassa per il 2019.
Il livello di indebitamento significa che i fondi ricevuti dal CIO dovrebbero necessariamente essere utilizzati per coprire i debiti accumulati in eccesso, piuttosto che per il beneficio dello sviluppo dello sport e degli atleti.
L’indebitamento dell’ AIBA potrebbe raggiungere i 29 milioni di franchi entro il 30 giugno 2021 (il cambio franco svizzero/dollaro è quasi alla pari: 0.99, il debito diventerebbe quindi di circa 29 milioni di dollari).

SE VOLETE SAPERNE DI PIU' SULLA VICENDA...

Morinari Watanabe, lunedì 20 maggio, era a cena nel suo ristorante preferito a Tokyo quando il telefonino ha emesso la vibrazione che annunciava una chiamata. Il numero sul display cominciava con +44. Veniva dall'Europa. Era Thomas Bach, presidente del CIO.

Volevo sapere se accetteresti di guidare la taskforce che dovrà portare la boxe al torneo di Tokyo 2020".
Ne sarei orgoglioso".

In quel momento ha capito che le ore di sonno si sarebbero ridotte di molto.

Ieri un giornalista giapponese gli ha posto una domanda molto semplice.
Signor Watanabe, conosce il mondo del pugilato?"
Non ne so assolutamente nulla, sono totalmente impreparato".
E allora, come farà?"
Lavorerò".
Cosa metterà al primo posto del suo progetto?"
Gli atleti. Hanno lavorato, si sono sacrificati senza sapere se il loro sogno avrebbe potuto realizzarsi. Ora hanno la certezza che la boxe sarà nel programma olimpico. Voglio capire bene le loro esigenze per non deluderli".

Entro il 24 giugno, quando a Losanna comincerà la sessione del CIO che dovrà ratificare la decisione presa ieri di sospendere l'AIBA a tempo indeterminato, Watanabe dovrà presentare un programma comprendente: criteri di qualificazione, potenziale calendario dei tornei, numero e divisione delle categorie, composizione della task force.

Per quanto riguarda le categorie di peso, ci sarà un ulteriore avvicinamento alla parità di genere.

Si può essere certi che la competizione olimpica dovrà rispettare il principio dell’uguaglianza di genere per il pugilato” ha detto Bach.

Le ultime notizie olimpiche danno cinque categorie per le donne (51, 57, 60, 69, 75 chili), otto per gli uomini (52, 57, 63, 69, 75, 81, 91, +91 chili).
Sia a Londra 2012 che a Rio 2016 le donne avevano accesso a tre categorie, gli uomini a dieci.

Un problema potrebbe essere il reperimento dei 30/36 tra arbitri e giudici che dovranno officiare a Tokyo.
Potremo rivolgerci alle organizzazioni professionistiche per un aiuto" ha detto Watanabe. Il World Boxing Council e la World Boxing Association si sono già dichiarate disponibili.

I tornei di qualificazione si svolgeranno tra gennaio e maggio 2020.
Oggi o domani il capo della task force sarà a Losanna.

Morinari Watanabe, uomo d'affari giapponese, ha compiuto sessant'anni il 21 febbraio scorso. È il presidente della Federazione Internazionale di Ginnastica dal 2016, quando è succeduto a Bruno Grandi che la guidava dal 1996. È l'unico giapponese a capo di un'organizzazione olimpica internazionale.
È membro del CIO.

La Commissione d’Inchiesta ha presentato le sue conclusioni.

Il Comitato Esecutivo del CIO ne ha preso atto ed ha scelto di mantenere il pugilato all’interno del programma di Tokyo 2020, allo stesso tempo ha sospeso l’AIBA dal suo ruolo di federazione olimpica. I Giochi in Giappone saranno organizzati da un altro Ente, guidato dal presidente della Federazione Internazionale della ginnastica Morinari Watanabe, che gestirà anche i criteri di qualificazione ed i relativi tornei che si terranno tra gennaio e maggio del prossimo anno.

Il CIO ha detto che la situazione dell'AIBA “è tale che le sue attività continuano a non essere pienamente conformi alla Carta Olimpica e al Codice Etico del CIO".

La task force con a capo Watanabe potrà chiedere aiuti anche a organizzazioni professionistiche, oltre che a qualsiasi soggetto possa aiutare il raggiungimento dell'obiettivo. Entro le date previste per la prossima sessione del CIO, Losanna 24/26 giugno, saranno rese noti criteri che guideranno le qualificazioni olimpiche che si svolgeranno da gennaio a maggio 2020.

Confermate le categorie in gara: cinque per le donne (51, 57, 60, 69, 75 chili), otto per gli uomini (52, 57, 63, 69, 75, 81, 91, +91 chili). Non cambierà neppure la quota atleti: 286 in totale.

Il presidente Bach in conferenza stampa ha aggiunto: “I problemi irrisolti sono molti. Quello finanziario, la difficoltà della governance, conflitti di interessi, le difficoltà di relazione con organizzazioni e sponsor degli Stati Uniti, la mancanza di un conto bancario in Svizzera, il peggioramento dell'operato di arbitri e giudici a Rio 2016..."

Alla domanda: “Come definirebbe questa decisione?" ha risposto: “Non so se abbia qualche precedente, ma so che spero fortemente che sia l'ultima volta che la prendiamo. È comunque una bella giornata, una bella notizia per gli atleti. Adesso sanno con assoluta certezza che il loro sogno può continuare ad esistere. La boxe sarà presente anche alla prossima Olimpiade".

Lo status dell'Associazione sarà riesaminato dopo i Giochi del 2020.

È una decisione storica, anche se non inattesa. Il passato dell’ente che avrebbe dovuto tutelare gli interessi dei pugili dilettanti ha portato a questa scelta dolorosa, ma forse addirittura tardiva.

C’è poco più di un anno per preparare la prossima Olimpiade. Ora è solo tempo di lavorare.

L’AIBA è dunque fuori dai Giochi.

L’Associazione ha tentato di difendersi riempiendo 7000 pagine di documenti in cui, a suo dire, mostrava progressi evidenti su ogni singolo capitolo.

Ma l’AIBA attuale è composta in gran parte dagli stessi dirigenti che hanno appoggiato e portato al potere Ching-Kuo Wu che è stato eletto in tre mandati (2006, 2010 e 2014) e ha portato l’ente a una difficile situazione finanziaria.

Sedici milioni di dollari di debiti, a un passo dalla bancarotta.

La creazione di due tornei annuali, che si sono rivelati un autentico bagno di sangue a livello economico per chiunque abbia appoggiato le franchigie in gara, sono stati un’ulteriore spinta verso l'allargamento delle difficoltà economiche.

Le World Boxing Series hanno fallito nel loro intento politico, sportivo e finanziario.

E sono state anche oggetto di incredibili decisioni. Una su tutte.

Le otto qualificate per l’edizione 2017-2018 delle WSB sono state ridotte a quattro, con decisione unilaterale, quando mancavano soli sedici giorni all’inizio delle semifinali.
Poi, sono scomparse nel nulla.

E che dire dell’APB l’associazione che avrebbe dovuto spazzare via WBC, WBA, IBF e WBO e diventare il nuovo padrone indiscusso del professionismo?
Le Federazioni i cui professionisti non combatteranno nell’APB saranno escluse dai Giochi Olimpici.”
Così minacciava il presidente Wu.

E le Federazioni affiliate erano corse a modificare i propri Statuti. La Fpi aveva delegato la gestione del professionismo alla Lega e a fine 2016 si preparava al definitivo passaggio di consegne.
A giugno di quell’anno però l’AIBA approvava (84 voti favorevoli su 88) l’inserimento dei professionisti nell’Olimpiade brasiliana. Mancavano solo due mesi ai Giochi, ma Wu non si fermava certo davanti a queste piccolezze. Tutte le nazioni si schieravano velocemente al suo fianco.

Poi all’Olimpiade si erano iscritti solo tre professionisti, il migliore come risultato finale sarebbe stato l’italiano Carmine Tommasone, e l'illuminazione era stata velocemente derubricata in fallimento.

Nel progetto AIBA/professionismo ha sempre creduto Franco Falcinelli, ex presidente della FPI e attuale capo della Federazione europea.

“Stiamo diventando sempre più forti. Solo una trentina delle Federazioni affiliate ha una vera e costante attività professionistica. Alcune hanno le due anime addirittura in contrasto tra loro. Noi vogliamo dare all’atleta il ruolo che merita. Daremo ingaggi a pugili e allenatori. Gestiremo il marketing e offriremo dei contributi alle Federazioni Nazionali. Abbiamo già ricevuto l’adesione di promoter importanti, stiamo preparando tecnici di alto livello.”

Le Finanze AIBA precipitavano, l’Associazione accumulava debiti fino a raggiungere la cifra di 16 milioni di dollari, a un passo dalla bancarotta se il CIO non avesse ripreso a versare i contributi.
Ad aggravare la situazione arrivava la questione giudici/arbitri.
Londra 2012, un disastro.
Rio 2016, ancora peggio.

Wu diceva che tutto era andato a meraviglia, tranne alcuni match.

Poi venivano estromessi due direttori generali Ho Kim e Karim Bouazi. Veniva azzerato il settore arbitrale. Fuori 36 giudici, sospensione dei Magnifici Sette: gli arbitri a cinque stelle che avrebbero dovuto guidare l’AIBA verso la salvezza.
La WADA arrivava a dare un altro colpo, dicendo che il pugilato olimpico era all’ultimo posto nella gestione dei controlli anti-doping.

Ching-Kuo Wu veniva attaccato dall’interno e spinto alle dimissioni.

Desidero ringraziare Ching-Kuo Wu per il contributo dato allo sport del pugilato e all’AIBA per molti anni, gli auguriamo tutto il meglio.”
Così diceva Franco Falcinelli che lo proponeva come presidente onorario. Il Congresso Straordinario di Dubai bocciava la nomina a larga maggioranza.

Le nuove elezioni portavano alla presidenza Gafur Rakhimov, a cui gli Stati Uniti avevano vietato da tempo l’ingresso nel loro Paese accusandolo di far parte di associazioni malavitose.

Il CIO aveva chiesto prudenza in fase elettorale, l’AIBA aveva preferito andare allo scontro frontale. Rakhimov aveva smentito qualsiasi accusa ed era stato eletto.

Il CIO a novembre apriva un’inchiesta e bloccava i contributi, vietando ogni rapporto tra Associazione e Tokyo 2020.

Rakhimov si dimetteva.

Il Comitato Olimpico Internazionale insisteva.
Oggi si è arrivati alla conclusione della battaglia.

“Qualcuno diceva: se discutessimo per capire, invece che per aver ragione, sarebbe tutto più semplice” così scriveva in una risposta a una mia precisa domanda Vittorio Lai, presidente FPI in carica, nel settembre scorso.

Spero che faccia tesoro delle sue stesse parole.

La boxe olimpica ha perso la sua credibilità.

Lascio da parte le opinioni personali, mi atterrò ai fatti, a episodi provati, incontestabili.

Al termine di questo articolo qualsiasi persona di buon senso arriverà a una sola conclusione: i risultati dei Giochi di Rio 2016, per quanto riguarda il pugilato, non sono veritieri. Lo dice l’AIBA con i suoi comportamenti, non lo dico io. Devono essere azzerati.
Purtroppo l'AIBA lo dice nei fatti e lo smentisce a parole.

Procedo con ordine.

Durante l’Olimpiade brasiliana ci sono state violente contestazioni sui verdetti.

A tre giorni dalla conclusione del torneo, l’AIBA ha sospeso i sette giudici/arbitri più affermati, i cosiddetti cinque stelle, i capi.

Mik Basi (Gbr), Kheira Sidi Yakoub (Alg), Michael Gallagher (Ire), Mariusz Gorny (Pol), Vladislav Malyshev (Rus), Gerardo Poggi (Arg) e Rakhymzhan Rysbayev (Kaz). Facevano parte del gruppo soprannominato i Magnifici Sette, i capi dell’intero sistema. Sono rimasti a Rio, ma non hanno più officiato. Hanno un regolare contratto con l’Aiba con uno stipendio fisso di 5.000 dollari l’anno, più un bonus di 500 dollari per ogni match arbitrato nelle WSB o di 1.000 per quelli che li vedono impegnati nell’APB”  ha scritto il giornalista bulgaro Ognian Georgiev su Fightnews.

Indiscrezione confermata dai fatti.

Successivamente l’AIBA ha preso un altro duro provvedimento e l’ha comunicato in una nota ufficiale: “I risultati dell’indagine attualmente in corso consentiranno all’AIBA di valutare pienamente quali possano essere le misure finali da adottare. Nel frattempo è stato deciso che i 36 giudici e arbitri che sono stati utilizzati nell’Olimpiade brasiliana non potranno officiare in qualsiasi evento Aiba fino a quando l’indagine non avrà la sua conclusione e le commissioni non sanciranno ulteriori misure da adottare nei confronti di chi ha sbagliato.”

Sono passai quasi tre anni da quel documento e i 36 arbitri non sono stati ancora reintegrati a pieno titolo. Molti di loro hanno chiesto spiegazioni ufficiali, hanno preteso il risultato dell'indagine, hanno minacciato di andare in tribunale.

L’AIBA ha continuato a tacere.

Mi chiedo: se tutti gli arbitri e giudici, compresa la classe dirigente, è stata sospesa e mai reintegrata, come possono essere considerati validi i risultati del torneo olimpico officiato da dirigenti che la stessa AIBA non giudica all'altezza?
Le strade sono solo due: o sono colpevoli e vanno squalificati, o sono innocenti e vanno reintegrati. Nel primo caso i risultati di Rio vanno azzerati e le medaglie restituite al CIO, nel secondo l'AIBA deve prendersi le sue responsabilità e fronteggiare le cause di risarcimento in arrivo da parte di chi era estraneo alla vicenda.

I medagliati meritavano davvero quelle medaglie? E chi è stato ingiustamente fermato, come può rivalersi?

E non è finita qui. È di queste ore la pubblicazione di un’inchiesta di Le Monde e Bulgaria Today. Nei loro articoli, i giornali dicono che Karim Bouzidi, direttore esecutivo dell’AIBA al tempo dei Giochi brasiliani, avrebbe chiesto arbitri e giudici diversi da quelli designati per alcuni match, avrebbe esercitato il suo potere per condizionare gli stessi arbitri e giudici.

Il dirigente di origini berbere, ex commerciante lanciatosi a capofitto nel mondo del pugilato, è stato rimosso il 18 agosto 2016 dal suo ruolo.

Questo, in quell'occasione, il comunicato.

In seguito alla decisione presa dall’AIBA, decisione riguardante una nuova valutazione dei giudici e arbitri impegnati nei Giochi Olimpici di Rio 2016, i vice presidenti e il Comitato Esecutivo hanno deciso con effetto immediato di riassegnare l’attuale direttore esecutivo(Karim Bouzidi, ndr) a un nuovo incarico all’interno dell’organizzazione. Di conseguenza, le responsabilità operative per il resto dell’Olimpiade saranno affidate al più anziano Vice Presidente AIBA, Franco Falcinelli, Presidente della Confederazione Pugilistica Europea“.

Ora Le Monde e Bulgaria Today dicono che Bouzidi non è uscito dall'AIBA, ma vi è rimasto in qualità di consulente del presidente recentemente dimissionario Gafur Rakhimov.

Concludo. L'AIBA ha sospeso trentasei giudici/arbitri, ha allontanato i sette capi dei giudici/arbitri, ha deposto il direttore esecutivo. Tutto questo senza che, a tre anni di distanza, sia stata data alcuna spiegazione ufficiale o siano stati annunciati i provvedimenti definitivi.

Per quale motivo dobbiamo credere che i risultati di Rio 2016 possano essere considerati validi?
Il banco è saltato e a farlo saltare è stato il banco stesso.
Attorno a questo mondo allo sbando in tanti tacciono. Da noi, dirigenti, maestri, pugili e mestieranti girano la testa dall’altra parte e fanno finta di non vedere, non sapere, da loro neppure una parola sulla gestione diciamo avventurosa dell'Ente mondiale che li governa. Sono in buona compagnia, solo pochi Paesi infatti osano fare domande, gli altri vanno avanti come se nulla fosse.

È ufficiale: la boxe olimpica ha perso tutta la sua credibilità.
L'unico segnale di rinnovamento arriva dall'Africa: l'elezione  a presidente ad interim di un giovane dottore marocchino, apparentemente fuori dai giochi di potere, fa sperare nella possibilità di un lento ravvedimento. I cattivi sembra siano stati tutti avvertiti di non fare ulteriori danni, altrimenti saranno chiamati ad allontanarsi dal tavolo da gioco. Il tempo del divertimento è finito.

Da domani a giovedì, a Losanna, si riunisce il CIO. Si parlerà anche di pugilato e del suo inserimento nel programma di Tokyo 2020, oltre che di chi dovrà gestirlo ai Giochi. Al momento si escludono decisioni definitive, ma la boxe olimpica ci ha abituati a non dare nulla per scontato.

Il pugilato fuori dall’Olimpiade? Colpe, colpevoli e complici…

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“Il CIO si riserva il diritto di rivedere l’inclusione del pugilato nel programma dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020”.

Come siamo arrivati a questo punto?

Ching-Kuo Wu è stato eletto per tre volte presidente dell’Aiba (2006, 2010, 2014) e minacciava di volersi candidare anche alle prossime elezioni.

È stato costretto a dimettersi.

Accusato dai membri del Comitato Esecutivo di avere portato l’Aiba a un passo dalla bancarotta, è stato poi riabilitato da quegli stessi uomini.

Desidero ringraziare Ching-Kuo Wu per il contributo dato allo sport del pugilato e all’AIBA per molti anni, gli auguriamo tutto il meglio.”

Così ha detto Franco Falcinelli che lo ha poi proposto come presidente onorario. Il Congresso Straordinario di Dubai ha bocciato la nomina a larga maggioranza.

L’Associazione è al centro della più grande crisi politico/economica della sua storia. Ha un debito di dieci milioni di dollari (4,5 dei quali mai giustificati, così ha scritto il New York Times) con la Beckons MMC. Il neo eletto presidente a interim Gafur Rakhimov dice di avere raggiunto un accordo: 50% del debito non onorato sarà pagato ratealmente a partire dal 2021, l’altro 50% sarà considerato una sponsorizzazione protratta negli anni.

E non è l’unico debito a registro.

L’Aiba ha subito una forte contestazione interna e negli ultimi anni ha operato molte discutibili decisioni.

Si sono dimessi il tesoriere David Francis e il direttore delle finanze Rob Garea che ha dichiarato al Guardian: “Le spese annuali per l’ufficio del presidente Wu a Taipei e per i suoi viaggi sono superiori a quanto noi diamo alle cinque Federazioni per promuovere lo sport.

Sono stati espulsi i direttori generali Ho Kim e Karim Bouzi.

Sono stati sospesi i 36 giudici/arbitri che hanno officiato a Rio 2016.

Dirigenti espulsi, arbitri e giudici sospesi.

E Wu dice: “I verdetti contrastati fanno parte della storia dello sport. A Rio su 273 match solo un paio hanno ricevuto dei reclami.”

Successivamente la sospensione è stata rimossa, ma quegli arbitri non sono stati più utilizzati.

È stato sciolto il club dei Magnifici Sette, i capi del settore arbitrale: Mik Basi (Gbr), Kheira Sidi Yakoub (Alg), Michael Gallagher (Ire), Mariusz Gorny (Pol), Vladislav Malyshev (Rus), Gerardo Poggi (Arg) e Rakhymzhan Rysbayev (Kaz). Gli stessi che in un’intervista a dartortorromeo.com e boxeringweb.comFranco Falcinelli descriveva così: “Abbiamo creato un “Club 5 stelle”. Vi fanno parte sette arbitri, a Rio de Janeiro arriveremo a 25. Arbitri professionisti, che vivranno solo di questo. Faranno stage, accumuleranno esperienza in grandi tornei. Saranno super preparati, altamente specializzati e competenti.”

Sull’essere professionisti, in quanto stipendiati per il loro lavoro, nessun dubbio: avevano un regolare contratto con l’Aiba con uno stipendio fisso di 5.000 dollari l’anno, più un bonus di 500$ per ogni match arbitrato nelle WSB o di 1.000 per quelli che li vedevano impegnati nell’APB.

In quanto a gestire in modo specializzato e competente il mondo arbitrale, beh credo che il termine professionista non fosse il più adatto.

Venivamo da Londra 2012, la peggiore Olimpiade della storia a livello arbitrale, a pari merito con Seul 1988. Siamo sbarcati a Rio 2016 dove le cose non sono andate molto meglio.

Finanze, arbitri/giudici. Ma anche l’atteggiamento nei confronti del professionismo non è stato cristallino.

In un primo momento era stato dipinto come l’origine di tutti i mali del mondo.

Le Federazioni i cui professionisti non combatteranno nell’APB saranno escluse dai Giochi Olimpici.”

Così aveva detto il presidente Wu.

E le Federazioni affiliate, Italia su tutte, erano corse a modificare i propri Statuti. La Fpi aveva delegato la gestione del professionismo alla Lega e a fine 2016 si preparava al definitivo passaggio di consegne.
A giugno di quell’anno però l’Aiba approvava (84 voti favorevoli su 88 votanti) l’inserimento dei professionisti nelle squadre che avrebbero partecipato all’Olimpiade brasiliana. Mancavano due mesi ai Giochi, ma Wu non aveva avuto il minimo dubbio. E tutti si erano velocemente schierati al suo fianco. Fpi compresa, al punto che aveva cambiato per la seconda volta in poco tempo lo Statuto e inglobato nuovamente i professionisti nella sua famiglia. La pratica aveva richiesto la nomina di un commissario ad acta, professionisti di livello che chiedono parcelle all’altezza. Sembra si tratti di diecimila euro a modifica statutaria.

L’APB, il professionismo dell’Aiba, è stato un errore planetario. Un vero e proprio bagno di sangue, come del resto lo sono state le WSB che nel tempo hanno perso franchigie importanti e visto calare il già debole interesse internazionale.

Ma non tutti la pensavano così. In un’intervista rilasciata al collega Riccardo Crivelli della Gazzetta dello Sport dopo l’Olimpiade di Londra si può leggere il punto di vista di Franco Falcinelli: ““Io sono convinto che il rilancio definitivo della boxe passi attraverso un solo ente che gestisca i pugili dal dilettantismo al professionismo garantendo trasparenza e professionalitàPer l’APBservono almeno cento milioni di dollari e l’Aiba, mi creda, ha già trovato sponsor che le consentono di avvicinare questa cifra.

Da me intervistato, nello stesso periodo, tornava sull’argomento.

-Non capisco perché l’Aiba si senta l’unica depositaria della verità e perché debba scendere in campo con i carri armati contro chiunque non la pensi allo stesso modo. È un abuso. O no?

“L’Aiba ha dato cinque anni di tempo alle 194 nazioni affiliate per costituire al loro interno un settore Apb. Le Federazioni gestiranno in proprio i pugili, sotto l’egida dell’Aiba, come accade per tutti gli altri sport, calcio compreso.”

-Ma perché usare un metodo antidemocratico per portare avanti questo discorso? Il fatto di minacciare l’esclusione dalle Olimpiadi come grimaldello per convincere i dubbiosi, mi sembra una cosa davvero scorretta. O non è così?”

“Non entriamo con i carri armati. Diamo cinque anni di tempo per pensarci. Per me poi è un sogno che si realizza. L’Aiba gestirà il pugilato dal dilettantismo al professionismo. Non c’era un altro sistema per arrivare a questo risultato e riportare la boxe al ruolo che le compete. Il tono della lettera alle Federazioni Nazionali è perentorio, ma era anche l’unico modo per farsi capire. Abbiamo provato la via del dialogo. Abbiamo studiato soluzioni alternative. Ma gli Enti Mondiali non cedono, non fanno neppure un passo indietro. Stiamo diventando sempre più forti. Solo una trentina delle Federazioni affiliate ha una vera e costante attività professionistica. Alcune hanno le due anime addirittura in contrasto tra loro. Noi vogliamo dare all’atleta il ruolo che merita. Daremo ingaggi a pugili e allenatori. Gestiremo il marketing e offriremo dei contributi alle Federazioni Nazionali. Abbiamo già ricevuto l’adesione di promoter importanti, stiamo preparando tecnici di alto livello.”

-Perché l’Aiba deve essere l’unica a gestire il professionismo  e gli altri Enti, che lavorano da anni nel settore, debbono farsi da parte?

“Perché così è negli altri sport. Fifa e Uci, tanto per fare due esempi, non sono forse così?”

-Ma loro lo erano anche alla nascita, l’Aiba no

“E’ l’unica strada per riportare la boxe a quello che deve essere. Un solo campione del mondo per categoria”

Cancellata l’APB, incassato il fallimento olimpico (solo tre professionisti iscritti, nessuno dei quali a medaglia), l’AIBA si è trovata davanti a ulteriori problemi.

Wu, che fino a quel momento era l’indiscusso capo del movimento, è stato stato contestato dal suo stesso Comitato Esecutivo che lo ha spinto verso le dimissioni. Al suo posto sono andati, con incarico a interim fino al Congresso Elettivo di Mosca a novembre, prima Franco Falcinelli e poi Gafur Rakhimov.

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, secondo quanto ha scritto il Guardian, ha definito l’uzbeko “uno dei principali criminali del suo Paese, una persona coinvolta nel traffico di eroina collegato al gruppo criminale Thieves-in-Law” e gli ha negato l’accesso negli Usa.

Il CIO si è dichiarato “estremamente preoccupato” per questa situazione. L’AIBA ha difeso la sua scelta, definendola “una conseguenza dello Statuto” che recita: se il presidente si dimette, viene sostituito fino al nuovo Congresso Elettivo dal vice presidente con maggiore anzianità. Così era stato per Falcinelli, così è stato per Rakhimov. Ma questa norma statutaria non è bastata a placare il CIO che ha dettato l’ultimatum.
Il pugilato non godeva già di grande considerazione all’interno del Comitato Olimpico Internazionale. Dopo Londra 2012 era stato classificato sport di Gruppo C, assieme a tiro con l’arco, badminton, judo, canottaggio, tiro, tennistavolo e sollevamento pesi. Ed era stato messo sotto esame. I parametri di riferimento erano gli ascolti televisivi, i biglietti venduti e l’immagine offerta al mondo.
Sulle spalle della boxe pesava anche il giudizio della Wada che aveva definito l’Aiba “inattendibile” e il pugilato “sport olimpico con meno controlli fuori gara in assoluto.

Ora il CIO vuole una relazione esaustiva, quella presentata il 31 gennaio scorso l’ha giudicata insoddisfacente, entro il 30 aprile 2018.

Vuole che l’AIBA risponda con un dettagliato resoconto alle questioni governance, gestione, finanza, arbitri, giudici, antidoping.

Se non dovesse essere convinto dal rapporto, il Comitato Olimpico Internazionale escluderebbe il pugilato dall’Olimpiade di Tokyo 2020.

Dopo 116 anni e 25 edizioni dei Giochi la nobile arte resterebbe fuori dal programma olimpico.
A quel punto si porrebbero vari interrogativi anche per le singole Federazioni. La Fpi, ad esempio, riceve contributi Coni (circa venti milioni di euro nell’ultimo quadriennio) finalizzati quasi esclusivamente alla partecipazione olimpica. Niente Giochi, niente soldi? Cosa accadrebbe da oggi al 2021 (ammesso che la boxe sia riammessa a Parigi 2024)?

Cosa accadrebbe al Centro Nazionale di Assisi, alla squadra olimpica azzurra, ai cosiddetti dilettanti di Stato?

E se il CIO continuasse a bloccare i fondi da dare all’AIBA (16/18 milioni annui), cosa accadrebbe a un’Ente che è già in difficoltà finanziaria, tanto da essere stato a un passo dalla bancarotta?
Sia escluso o no dai prossimi Giochi, il pugilato sta comunque vivendo uno dei suoi momenti più bui. La colpa è di tutti quelli che a vario titolo sono stati complici della gestione Wu: dai dirigenti AIBA ribellatisi troppo tardi dopo averlo assecondato con enfasi, alle varie Federazioni nazionali che hanno accettato tutto non ponendosi neppure il beneficio del dubbio.

E a pagare saranno sempre gli stessi, quelli che dovrebbero essere protagonisti e invece spesso diventano vittime.

Tutti nella boxe se la cavano bene, tranne il pugile
(Mike Tyson)

 

 

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