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I gemelli Charlo vincono e fanno la storia

 Charlo gemelli campioni in Las Vegas

Sono i primi gemelli a laurearsi campioni nella stessa categoria

 

 

Di Matteo Biancareddu

 

Ieri sera, a Las Vegas, i gemelli Charlo hanno scritto una pagina di storia della boxe. Con le rispettive vittorie su Austin Trout e John Jackson, infatti, sono diventati i primi due gemelli ad aver vinto un titolo (di sigla, ovviamente) nella stessa divisione. Si dirà che questo singolare primato perda significato nell’era dei quattro titoli per categoria, ed è senz’altro vero; ma bisogna riconoscere che il record in questione è straordinario anche così. Del resto, stabilirlo nell’epoca dei titoli unici sarebbe stato molto difficile, perché l’essere gemelli presuppone la contemporaneità delle carriere: se uno avesse detenuto il titolo, non avrebbe potuto farlo l’altro, a meno che i due non se lo fossero passato. Sta di fatto che due gemelli campioni di sigla allo stesso peso non sono un evento comune, e difatti dubitiamo che il primato dei Charlo sarà replicato a breve. Di sicuro, non ci sarà dato di assistere a uno scontro fratricida per la riunificazione dei due titoli, perché i due gemelli non sono “fratelli coltelli” e non sembrano avere alcuna intenzione di affrontarsi. Ieri sera, dopo aver vinto il suo match, Jermell (il minore dei gemelli) sedeva a bordoring per incitare il quasi omonimo fratello Jermall, impegnato subito dopo lui. Quando Jermall saliva sul ring, il record di coppia era già al sicuro, perché Jermell aveva appena conquistato il vacante titolo WBC dei superwelter mettendo KO John Jackson, mentre Jermall era già in possesso di quello IBF e si accingeva a difenderlo da Austin Trout.

I due match hanno avuto diversi tratti comuni. Entrambi i fratelli hanno affrontato avversari sguscianti e veloci, ma Jermell ha trovato la via del KO quando era in svantaggio su tutti i cartellini, mentre Jermall si è faticosamente guadagnato una vittoria ai punti con verdetto unanime. L’impresa, come detto, è stata confezionata da Jermell, che ha aperto il “triple-header” della riunione: dopo il suo match e quello del gemello, infatti, è andato in scena il clou della serata, ovvero la sfida tra Erislandy Lara e Vanes Martirosyan per il titolo WBA dei superwelter (vedi altro articolo). Jermell (28-0-0, 13 KO) ha faticato non poco per venire a capo del problema postogli da Jackson (20-3-0, 15 KO): se non fosse stato per il jolly pescato all’ottavo round, è probabile che la festa sarebbe andata a monte, perché il suo avversario era in vantaggio di ben cinque punti su tutti i cartellini. Delle sette riprese completate fino al KO, i giudici ne avevano assegnata solo una al pugile texano, accreditando tutte le altre al figlio d’arte John Jackson, seguito all’angolo dal padre Julian. Si può ben dire che John abbia ereditato dal prestigioso genitore non la qualità migliore, cioè la potenza, ma quella peggiore, ovvero la fragilità. Il destro che l’ha steso, infatti, non era così devastante com’è risultato nel suo effetto, che è stato quello di spedire il ragazzo con la testa tra le corde e indurre l’arbitro a fermare l’incontro senza contare. Eppure, fino a quel momento, Jackson aveva impartito al suo vincitore una vera lezione di boxe, girandogli intorno di continuo per poi fermarsi d’improvviso e scaricare pregevoli combinazioni di ganci e montanti, cui faceva immediato seguito l’uscita laterale. Jermell ci stava capendo ben poco, ma ha avuto l’indubbio merito di non disunirsi e restare concentrato a dispetto delle difficoltà. Il gemello sapeva che Jackson avrebbe accusato un eventuale colpo buono, e si è quindi dedicato con pazienza alla ricerca delle giuste condizioni per sferrarlo. Quando Jackson gli si è finalmente fermato davanti, per giunta a mani basse, il suo destro è partito in automatico e ha chiuso la questione. E’ chiaro che Jermell non ha affatto convinto, ma il risultato gli dà ragione.

Non è stato agevole neanche il compito dell’altro gemello, Jermall (24-0-0, 18 KO), che ha sudato le proverbiali sette camicie per avere ragione di Austin Trout (30-3-0, 17 KO). La sua vittoria ai punti è stata in buona sostanza la vittoria della forza sulla tecnica: non perché Jermall sia sprovvisto di tecnica, tutt’altro; ma perché Trout lo stava mettendo in seria difficoltà con la sua boxe da incontrista mancino, ed è stato quindi necessario metterla sul piano della forza per venire a capo della sfida. E la forza non fa certo difetto al maggiore dei gemelli: basti pensare che Jermall, prima di salire sul ring, ha fatto registrare l’incredibile peso di 181 libbre, superiore di sei al limite dei mediomassimi. Tra lui e Charlo, sembravano esserci due categorie di differenza, e in effetti c’erano. L’abnorme divario fisico ha giocato un ruolo importante, se non decisivo, nell’andamento del match, anche perché Charlo godeva già di un netto vantaggio in altezza e in potenza. L’inizio dell’incontro gli è stato ampiamente favorevole, tanto da lasciare l’impressione che Trout fosse destinato a restare travolto. Il texano trovava facilmente la misura e la via per la mascella altrui, e faceva traballare l’avversario in più occasioni. In perfetta coincidenza con il giro di boa, però, l’inerzia del match si invertiva: Charlo allentava leggermente la presa e denunciava crescenti difficoltà nel trovare la distanza, mentre Trout sciorinava il repertorio dell’incontrista mancino. Il suo sinistro scattava fulmineo a incrociare il jab di Charlo, dimostrandosi un enigma irrisolvibile per il texano. Altre volte, lo sfidante contrattaccava con il montante sinistro doppiato dal gancio destro, cui faceva seguito l’uscita immediata dai radar. Charlo riusciva comunque a mettere colpi pesanti, ma lo faceva soprattutto nei rari frangenti in cui Trout si faceva trascinare nel terreno melmoso della corta distanza. Per il resto, il talentuoso Jermall restava sotto scacco. A Trout, però, non riusciva di vincere abbastanza riprese da colmare il netto svantaggio accumulato nella prima metà dell’incontro, e perciò il verdetto premiava il campione con punteggi tutto sommato decorosi, anche se noi condividiamo il più stretto dei tre (115-113). Da’altra parte, non sarebbe stato giusto rovinare con un pareggio la grande serata dei fratelli Charlo, ormai iscritti nel libro dei record come la prima coppia di gemelli ad aver vinto un titolo di sigla nella stessa divisione

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